Allarme vitamina D, deficit per 7 europei su 10


Tutta colpa dello stile di vita «indoor». A rischio soprattutto le donne in menopausa: utili in alcuni casi i supplementi

Lo stile di vita “indoor” che ormai caratterizza anche i Paesi mediterranei chiede il conto. Secondo un rapporto dell'European Menopause and Andropause Society, dal 50 al 70 per cento della popolazione europea ha un deficit di vitamina D: «Un problema comune, che affligge anche gli abitanti delle zone più soleggiate del sud dell'Europa», sintetizza Faustino Perez-Lopez, coordinatore del gruppo di studio che ha preparato un rapporto sul problema dedicato in special modo alle donne in menopausa e all'opportunità, in certi casi, di ricorrere ai supplementi.

L'ideale, scrivono gli esperti, sarebbe un livello di vitamina D nel sangue pari ad almeno 30 nanogrammi per millilitro. Questo perché la vitamina D è preziosa per la nostra salute: molte malattie, fra cui diabete, tumori, infezioni e patologie cardiovascolari, sembrano peggiorare se c'è un deficit di questa vitamina che oltre a stimolare l'assorbimento di calcio e fosforo regola anche la trascrizione e l'attività di numerosi geni. Non a caso negli ultimi anni si sono accumulate prove di proprietà immunomodulanti, antimicrobiche, di controllo nei meccanismi della proliferazione cellulare, della contrattilità cardiaca e della sintesi di insulina da parte della vitamina D. Circa il 90 per cento della vitamina D viene sintetizzata nella pelle, in conseguenza all'esposizione al sole; il resto arriva da cibi come latte, uova, pesce. Tutto ciò spiega perché i livelli stiano pericolosamente abbassandosi: la vita che la maggioranza di noi conduce non ci porta a stare molto tempo all'aperto. E dire che «basterebbero 15 minuti all'aperto tre o quattro volte alla settimana, quando il tempo lo permette, per produrne a sufficienza», dice Perez-Lopez.


Il documento degli esperti, pubblicato sulla rivista Maturitas, si focalizza soprattutto sulle donne in menopausa: in loro, infatti, il deficit di vitamina D è particolarmente rischioso perché aumenta considerevolmente il rischio (già non irrisorio) di osteoporosi e fratture. «Per questo riteniamo che in queste donne, se c'è una carenza, sia opportuno pensare a un integratore – dice Perez-Lopez –. Sappiamo infatti che i supplementi migliorano la salute delle ossa e la funzionalità neuromuscolare, inoltre riducono il rischio di fratture. E le donne con un buon livello di vitamina D sono infatti in una migliore forma fisica, con un buon rapporto fra massa grassa e magra e una discreta forza muscolare. Non c'è accordo generale però sull'opportunità degli integratori e i dosaggi eventuali. Il nostro documento è il primo a prendere posizione in Europa sulle donne in menopausa: secondo noi per garantire un buon livello di vitamina D le donne con meno di 70 anni dovrebbero introdurre ogni giorno 600 unità internazionali (ovvero 15 microgrammi) di vitamina D, quelle over 70 anche 800 (pari a 20 microgrammi), sotto forma di ergocalciferolo o colecalciferolo. Nelle donne con fattori di rischio noti per l'ipovitaminosi, come l'obesità o le sindromi da malassorbimento intestinale, riteniamo sia possibile aumentare l'integrazione fino a 4000 unità al giorno (circa 100 microgrammi), una dose che non è pericolosa in persone sane».

fonte "Corriere della Sera"




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